Che rabbia! Cos’è la rabbia patologica e come gestirla

La rabbia tecnicamente è un’emozione, cioè l’espressione di uno stato di attivazione psicofisiologica. Come tutte le emozioni è, in termini darwiniani, finalizzata alla sopravvivenza, cioè ha un significato e un’utilità concreti e non è dunque, come molti pensano, un’emozione esclusivamente negativa. La rabbia svolge essenzialmente  la funzione di allarme.

rabbia pensieriSecondo alcuni studiosi la rabbia è una risposta a un evento percepito come provocatorio, ovvero un qualunque evento che in qualche modo si contrappone ai nostri obiettivi o che ci crea un danno. Le tipiche  espressioni fisiche della rabbia sono dovute all’attivazione del sistema nervoso centrale e sono soprattutto: irrequietezza, agitazione, sensazione di calore. All’aumentare della rabbia anche esse si modificano divenendo più intense e spesso associandosi ad altre sensazioni come sudorazione eccessiva, accelerazione del battito cardiaco, irrigidimento muscolare, aumento della pressione arteriosa. La rabbia infatti si sviluppa su un crescendo, non raggiunge quasi mai il suo apice fin dall’inizio ma, soprattutto per gli individui incapaci di riconoscerla e gestirla, essa tende ad aumentare.

Le cause della rabbia

Le motivazioni che scatenano la rabbia incontrollata sono diverse, molti autori hanno provato a schematizzarle, ma bisogna dire che esse sono molto soggettive, fanno riferimento al singolo modo di percepire proprio dell’individuo, per questo vanno lette e comprese in riferimento ad esso. Al di la’ delle cause della rabbia è interessante l’attribuzione di “intenzionalità” a cui fanno riferimento molti studi sulla rabbia: si è visto che ci arrabbiamo più con le persone che con le situazioni di vita sfavorevoli o con gli oggetti, perchè è alle persone che associamo l’idea di intenzionalità, cioè la volontà di crearci un problema, e ancor di più sembrerebbero aumentare i sentimenti di rabbia proprio quando a scatenarla è una persona a cui vogliamo bene. E questo è un dato da non sottovalutare,  pensiamoci bene: spesso è proprio verso le persone a cui teniamo di più che si scatena la rabbia più intensa, quella che può andare fuori dal nostro controllo e sfociando in parole e comportamenti che non sono in linea con le nostre reali intenzioni e i nostri sentimenti più profondi.

Psicoterapia e tecniche di gestione della rabbia

Anche se tutti proviamo rabbia sicuramente le modalità con cui viene espressa variano da soggetto a soggetto, ed i casi più eclatanti sono ai due estremi: coloro che esprimono la rabbia in maniera istintiva, diretta, furiosa e immediata, in maniera incontrollata, e all’opposto, coloro che non accettano questa emozione, cercando inconsapevolmente di tenerla a bada in ogni modo, ma esprimendola comunque indirettamente tramite parole, gesti, o addirittura somatizzandola sul proprio corpo.

Sicuramente in entrambi i casi ci troviamo davanti a soggetti che non hanno acquisito le capacità per imparare a gestire la rabbia, e la psicoterapia viene in soccorso con diverse tecniche.

Una delle tecniche delle più importanti riguarda proprio il lavoro di consapevolezza emotiva, in cui si affronta la rabbia e non solo. Un lavoro terapeutico di questo tipo è la base per il soggetto al fine di imparare a conoscersi anche tramite le emozioni che spesso prova in maniera completamente inconsapevole. Ad esempio è frequente che prima di una reazione spropositata di rabbia, ci siano stati tanti precedenti episodi di rabbia che il soggetto ha vissuto senza rendersi realmente conto di quello che ha provato. Allo stesso modo un’altra cosa molto più comune di quel che crediamo è il confondere le emozioni, ad esempio scambiare il dolore per rabbia.

Un’altra tecnica utilizzata soprattutto in psicoterapia cognitiva, è la ristrutturazione cognitiva, che riguarda l’associazione che noi facciamo in maniera automatica, tra certe emozioni e certi pensieri. Alla base di molti malesseri infatti c’è un’associazione erronea avvenuta in passato e consolidata nel tempo, tra emozioni (es. la rabbia)  e pensieri “disfunzionali”, cioè erronei, in quanto rigidi, irreali, esasperati. Lavorare su queste convinzioni cognitive permette in un certo senso di ristrutturare, per l’appunto, il modo di elaborare del soggetto, rendendolo più elastico e più libero dai suoi schemi mentali. Una tecnica che in qualche modo va di pari passo alla ristrutturazione cognitiva, è “l’esplorazione di alternative”, in cui si analizzano i pro e i contro di un evento, distinguendo le conseguenze anche in maniera temporale. Come il precedente, anche questo esercizio aiuta il soggetto a relativizzare i propri pensieri (le proprie credenze), e a valutare gli eventi considerando più alternative, inducendo un cambiamento, portando cioè il soggetto a reagire in maniera più ponderata e consapevole.

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